La prevenzione negli ultimi anni sta assumendo un ruolo sempre più rilevante.
Al giorno d’oggi si vive sempre di corsa, dividendo le nostre giornate tra lavoro, famiglie e impegni vari. Per questa ragione spesso ci capita di rimandare i controlli periodici o di sottovalutare determinati sintomi che potrebbero essere dei campanelli di allarme.
Effettuare check-up regolari, ci consente di individuare e prevenire patologie spesso silenti e quindi agire in maniera tempestiva.
Noi di Centro Analisi Cliniche Biochimica, abbiamo pensato ad una serie di check-up salute e prevenzione :
CHECK-UP CUORE:
- Colesterolo Totale
- HDL,LDL
- Trigliceridi
- Omocisteina
- CPK
CHECK-UP ANEMIA:
- Emocromo con Formula
- Sideremia
- Ferritina
- Vitamina B12
- Acido Folico
CHECK-UP BASE:
- Emocromo con Formula
- Glicemia
- Creatinina
- Azotemia
- Bilirubina Frazionata
- Colesterolo Totale, HDL,LDL
- GOT,GPT,GGT
- PCR
- Quadro Sieroproteico
- Trigliceridi
- Uricemia
- Esame delle urine
- TSH ( donne) PSA (uomo)
CHECK-UP PLUS:
- Check-up base +
- Amilasi
- Calcio, Sodio. Potassio
- CPK
- Emoglobina glicata
- Omocisteina
- VES
- TSH
- Ricerca sangue occulto fecale
- Fosforo + Vitamina D (donna)
- PSA free+Rapporto
- PSA Tot/Free (uomo)
CHECK-UP EPATICO:
- GOT,GPT
- GGT
- Bilirubina frazionata
- Fosfatasi alcalina
- Quadro sieroproteico
- LHD
CHECK-UP RENALE:
- Azotemia
- Creatinina
- Uricemia
- Sodio
- Potassio
- Esame delle urine
CHECK-UP TIROIDE:
- BASE: TSH,FT3,FT4
- PLUS: TSH,FT3,FT4,
- Tireoglobulina
- AB Antireoglobulina
- AB Antiperossidasi
CHECK-UP DIABETE:
- Glicemia
- Insulina
- Emoglobina glicata
- Microalbuminuria
CHECK-UP CELIACHIA:
- Transglutaminasi ( IgA, IgG)
- Immunoglobuline ( IgA)
- Anticorpi Anti-Endomisio
CHECK-UP MENOPAUSA/FERTILTA’
- Estradiolo
- FSH
- LH
- Progesterone
- Ormone Antimulleriano
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Vi ricordiamo i nostri nuovi orari in vigore:
Padula: lun – ven 07:00 – 13:00 | 16:00 – 18:00 / sabato 07:30 – 13:00 | pomeriggio chiusi
Atena Lucana: lun – sab 07:00 – 12:00 | pomeriggio chiusi
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La faringite, comunemente chiamata mal di gola, è un’infiammazione della gola che in molti casi coinvolge, a causa della loro vicinanza, anche le tonsille.
La causa può essere virale o, nel 30% dei pazienti, batterica, tale distinzione è di grande rilevanza clinica soprattutto in termini di terapia.
La faringite streptococcica è un’infezione batterica causata da una particolare specie di streptococco, lo Streptococco pyogenes, noto anche come Streptococco β-emolitico di gruppo A.
Lo Streptococco pyogenes è un batterio molto contagioso, che vive sulla mucosa del naso e della gola, capace di diffondersi attraverso l’inalazione di goccioline aeree di saliva emesse quando un soggetto infetto tossisce o starnutisce. È possibile infettarsi anche in modo indiretto, per esempio toccando una superficie contaminata e portandosi la mano al naso o alla bocca.
Il contagio avviene più facilmente nei luoghi affollati, come asili e scuole, infatti quest’infezione è molto più frequente nei bambini che nell’adulto, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 5 e i 15 anni.
Il periodo di incubazione dura 4-5 giorni, passato il quale il paziente in genere presenta i caratteristici sintomi del mal di gola da streptococco:
- dolore alla gola (che peggiora durante la deglutizione),;
- febbre;
- tonsille gonfie, arrossate e a volte cosparse di placche;
- linfonodi del collo e sottomandibolari ingrossati.
Tali sintomi tendono a migliorare in 3 – 5 giorni.
Il soggetto infetto può anche mostrare un esantema (diffuso arrossamento della pelle) noto come scarlattina (in genere si manifesta solo al primo contatto con il batterio, mentre in caso di successive nuove infezioni l’esantema non si manifesta più).
Sintomi invece come tosse, congestione nasale, raucedine (voce sforzata ed aspra) e congiuntivite (caratterizzata dalla presenza di occhi rossi) indicano un’origine virale della sintomatologia.
La faringite di per sé non è pericolosa, se trascurata, tuttavia, a differenza delle forme virali può evolvere verso gravi complicanze.
Risulta pertanto fondamentale l’intervento terapeutico tempestivo con antibiotico, un paziente non trattato è contagioso fino a 21 giorni, anche se i sintomi principali si fossero già risolti.
È importante sottolineare come all’esame visivo non sia possibile distinguere se la faringite abbia causa virale o batterica, ma è importante differenziare la faringite batterica da quella virale per permettere al medico di intervenire con la terapia più adatta riducendo il rischio di reazioni avverse da antibiotico.
E’ possibile avvalersi di esami in grado di evidenziare con certezza la presenza dello Streptococco pyogenes: tampone rapido e tampone colturale.
Il tampone antigenico rapido rileva la presenza di antigeni batterici in un campione di essudato raccolto dalla gola del paziente; si esegue effettuando un tampone faringeo che viene fatto reagire con sostanze che evidenziano la presenza o meno di antigeni streptococcici. Il test consente la diagnosi entro pochi minuti, nei casi dubbi o nei casi in cui il test risulta negativo ma persiste il sospetto clinico di faringite streptococcica, è opportuna l’esecuzione di un esame colturale che richiede diversi giorni per l’ottenimento dell’esito.
Contrariamente al comune mal di gola virale, la faringite streptococcica deve essere necessariamente trattata con antibiotici, soprattutto nei bambini, a prescindere dalla gravità dei sintomi, l’antibiotico di prima scelta è l’amoxicillina-acido clavulanico (Augmentin) da assumere per dieci giorni.
Lo streptococco beta emolitico può essere contratto più volte nel corso della vita, quindi non è in genere possibile acquisirne immunità e non esistono, a oggi, vaccini contro la faringite streptococcica.
Si rende necessaria pertanto la raccomandazione di semplici norme igieniche come coprirsi la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce, lavarsi spesso le mani e lavare oggetti usati dal soggetto ammalato, è importante rimanere in casa astenendosi da lavoro, scuola o asilo, finché non si sia sfebbrati o non si siano assunti antibiotici per almeno 24 ore, in modo da evitare di diffondere l’infezione.
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Lo spermiogramma è un tipo di esame di laboratorio rivolto allo studio del liquido seminale, tutt’oggi considerato uno strumento basilare nella valutazione della fertilità maschile.
Come funziona?
Durante lo spermiogramma vengono studiati tre parametri fondamentali del liquido seminale:
- concentrazione (numero);
- motilità (capacità di movimento);
- morfologia (forma) degli spermatozoi.
Queste tre caratteristiche influenzano la capacità fecondante degli stessi.
Come bisogna prepararsi?
Affinché i risultati dello spermiogramma siano attendibili è fondamentale che l’esaminato rispetti alcune norme basilari.
Si richiede in particolare:
- completa astinenza dall’attività sessuale non inferiore ai tre giorni e non superiore ai cinque giorni.
- L’eiaculazione deve essere ottenuta esclusivamente per masturbazione (evitando, salvo diverse istruzioni, l’uso del profilattico o la tecnica del coito interrotto).
- Prima della masturbazione procedere ad un’adeguata igiene delle mani e del pene.
- Raccogliere l’intera emissione di liquido seminale nel barattolino sterile; dopo l’eiaculazione spremere il pene per far uscire tutto il liquido seminale dall’uretra
- Dopo l’eiaculazione far prevenire il campione al laboratorio di analisi entro 15/20 minuti, risparmiandogli shock termici (meno di 20°C e più di 40°C)
- Per questi motivi, quando possibile, la raccolta del campione andrebbe eseguita direttamente presso il laboratorio.
- Riferire al personale sanitario eventuali terapie e malattie (in particolare con febbre) intercorse negli ultimi tre mesi.
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Per tutto il mese di agosto i nostri centri analisi di Padula, Atena Lucana e Battipaglia, sono regolarmente aperti.
Orari di apertura
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Battipaglia: lun – ven 07:00 – 13:00 | 16:00 – 18:00 / sabato 08:00 – 13:00 | pomeriggio chiusi
Per info 0975 74208 – 373 7832999
Le cefalee, termine medico che comprende tutti i tipi di mal di testa, sono tra le patologie più frequenti e comuni nella popolazione. Si distinguono genericamente in forme primarie senza un’apparente causa scatenante e forme secondarie ad una condizione ben definita, ad esempio un’infezione o un’infiammazione. Tra le cefalee primarie troviamo l’emicrania; malattia neurologica considerata la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Interessa il 12%-17% della popolazione, con una netta prevalenza per il sesso femminile (il rapporto donna/uomo è di circa 3 a 1).
L’emicrania è una malattia caratterizzata da attacchi episodici di cefalea di varia intensità, con dolore pulsante generalmente unilaterale (in un solo lato della testa). Gli attacchi possono durare da poche ore fino a tre giorni e sono accompagnati da fenomeni di nausea, vomito, fotofobia o ipersensibilità ai rumori. Molteplici possono essere le cause dell’emicrania, tra cui anche mutazioni genetiche.
Un meccanismo ben conosciuto riguarda un’insufficiente produzione dell’enzima Diaminossidasi (DAO), con la conseguente incapacità, da parte dell’organismo, di neutralizzare l’eccesso di istamina presente nel corpo, che resta dunque attiva. L’attivazione dell’istamina causa una serie di fenomeni vascolari, che possono sfociare in un attacco di emicrania. L’istamina è una sostanza che viene regolarmente prodotta dal nostro organismo all’interno di cellule che appartengono al sistema immunitario. E’ un mediatore chimico che all’interno del nostro corpo svolge due importanti funzioni: mediatore delle reazioni infiammatorie e allergiche e neurotrasmettitore.
Oggi è possibile valutare con un test di laboratorio effettuato su un semplice campione di sangue, l’attività dell’enzima diaminossidasi (DAO) responsabile del metabolismo dell’istamina e, quindi, la capacità del nostro organismo di degradare tale sostanza.
L’intolleranza all’istamina è proprio quella condizione che si verifica quando vi è un disequilibrio tra accumulo e degradazione di istamina nel nostro organismo.
Il DAO test è consigliato a tutte quelle persone che presentano più sintomi riconducibili all’intolleranza all’istamina , persone che soffrono di:
- Frequenti mal di testa e/o emicranie;
- Respiro rumoroso;
- Edemi;
- Occhi gonfi;
- Sfoghi cutanei;
- Disordini gastrointestinali;
Oltre ad essere prodotta dal nostro organismo, l’istamina, viene assunta anche attraverso l’alimentazione, infatti, è contenuta in diversi cibi quali: pomodori, crauti, spinaci, frutta (banana matura, kiwi, fragola, agrumi), pesce in scatola e affumicato, ketchup e salsa di soia, crostacei e frutti di mare, insaccati, formaggi a lunga stagionatura come il parmigiano, emmental, formaggio di montagna, bevande alcoliche , cioccolato e cacao.
Le persone con intolleranza all’istamina dovrebbero quindi evitare gli alimenti che contengono grandi quantità della sostanza.
L’emicrania esercita un impatto molto severo sulle attività quotidiane domestiche, scolastiche, lavorative e di svago pertanto l’eventuale identificazione di una riduzione dell’enzima DAO come fattore scatenante dell’emicrania permette un efficace trattamento preventivo della malattia, con un conseguente miglioramento della qualità di vita del paziente.
Un aiuto efficace può essere rappresentato dall’assunzione di enzima DAO esogeno sotto forma di integratore alimentare sempre sotto indicazione del medico curante.
Per poter effettuare il test è necessario sospendere temporaneamente la somministrazione di farmaci che possano inibire l’enzima DAO (tra cui gli antiinfiammatori, antidepressivi, diuretici, antibiotici, procinetici, mucolitici, neurolettici e altri);
Inoltre la sintesi placentaria dell’enzima DAO è la causa per cui gli attacchi di emicrania diminuiscono durante la gravidanza, per cui è sconsigliata l’esecuzione di tale esame in gravidanza.
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L’osteoporosi è una condizione caratterizzata da un’elevata fragilità delle ossa che compongono lo scheletro, in cui l’architettura del tessuto osseo risulta alterata ed indebolita e pertanto aumenta il rischio di incorrere in fratture.
Si stima che in Italia ne siano colpiti quasi 5 milioni di persone, in gran parte donne e anziani e con l’aumento dell’aspettativa di vita anche gli uomini ne sono colpiti.
Spesso, tuttavia, non viene diagnosticata né trattata in quanto non presenta alcun sintomo, a differenza di quello che comunemente si crede, infatti, è una condizione che non provoca dolore finché non si complica con una frattura.
L’osteoporosi può dipendere da molti fattori :età avanzata, menopausa, inattività fisica, carenza di vitamina D ecc.
Ricordiamo che l’osso è un tessuto vivo e complesso che si modifica continuamente e continuamente si ripara. Questa continua attività di trasformazione e rimodellamento ha lo scopo di rendere le ossa più idonee alle esigenze funzionali delle varie età.
Il calcio è il micronutriente più importante che interviene insieme al fosforo in questo rimodellamento continuo pertanto ha un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi.
Oltre al calcio altri due alleati preziosi sono il sole e la vitamina D. La vitamina D aiuta il corpo ad assorbire il calcio proveniente dai cibi ingeriti ed agisce nei processi di rimodellamento osseo. Per soddisfare il nostro fabbisogno di vitamina D è fondamentale l’esposizione alla luce solare, perché è grazie al sole che il nostro corpo è in grado di produrla.
Risulta quindi fondamentale sottoporre a esami di screening tutta la popolazione a rischio, così da individuare precocemente l’osteoporosi e iniziare il trattamento prima che insorgano complicanze e fratture.
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La determinazione quantitativa della Calprotectina fecale è un metodo semplice ed accurato per la diagnosi di laboratorio delle malattie infiammatorie croniche intestinali.
La Calprotectina è una proteina che si trova in quantità rilevante all’interno dei granuli citoplasmatici dei leucociti neutrofili con attività batteriostatica e micostatica che suggeriscono un ruolo rilevante della stessa nelle funzioni difensive dell’organismo.
Dal momento che i processi infiammatori dell’organismo si accompagnano, generalmente, ad un accumulo soprattutto di leucociti neutrofili nei tessuti infiammati, questa proteina viene utilizzata come un marcatore indiretto di infiammazione. I livelli di Calprotectina riflettono lo stato infiammatorio del distretto specifico in cui la si va a misurare; in particolare il dosaggio della Calprotectina fecale rappresenta un parametro per valutare la presenza di un processo infiammatorio a carico della mucosa intestinale.
Studi recenti hanno confermato che la ricerca della Calprotectina fecale in pazienti con sintomi quali diarrea, dolori addominali, meteorismo, alternanza dell’alvo (diarrea/stipsi) rappresenta un valido supporto per la diagnosi differenziale tra la sindrome dell’intestino irritabile (valori di Calprotectina fecale nella norma) e quelle patologie con processo infiammatorio a carico dell’ intestino quali malattie infiammatorie croniche intestinali: rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn, condizioni nelle quali i valori di calprotectina fecale si innalzano molto significativamente. La determinazione della calprotectina fecale, inoltre, viene utilizzata anche per il monitoraggio dell’evoluzione della patologia già diagnosticata.
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Dall’inizio della pandemia ad oggi, la ricerca di anticorpi anti SARS-CoV-2 ha assunto significati sempre diversi.
Inizialmente i test sierologici, con dosaggio degli anticorpi sia IgG che IgM, venivano richiesti per verificare un’eventuale infezione in corso o dopo il superamento della malattia per verificare l’eventuale copertura anticorpale.
Con l’avvio della campagna vaccinale le metodiche per la rilevazione delle IgG si sono cosi affinate che , dopo 15-20 giorni dalla somministrazione del vaccino è possibile ricercare ed evidenziare la presenza di anticorpi specifici prodotti dal sistema immunitario.
Il virus SARS-CoV-2 ha diversi siti in grado di provocare una risposta anticorpale: le glicoproteine S (Proteina Spike), proteine di membrana M, proteine di nucleocapside N. La maggior parte dei soggetti infettati dal virus responsabile del COVID-19 sviluppa anticorpi specifici contro queste proteine virali e da un punto di vista diagnostico particolarmente rilevanti sono quelli diretti contro la proteina Spike e la proteina N.
La proteina Spike rappresenta la “chiave” che permette l’accesso del virus alle cellule dell’organismo causando infezione.il sistema immunitario con l’attivazione dei linfociti B risponde all’infezione con la produzione di anticorpi NEUTRALIZZANTI (risposta immunitaria umorale) in grado di legarsi in modo specifico alla proteina spike e contrastando il virus neutralizzandone la capacità infettiva.
La somministrazione del vaccino determina la produzione dei SOLI anticorpi anti proteina Spike pertanto il dosaggio degli anticorpi IgG anti spike è indicato soprattutto per la verifica ed il monitoraggio dell’efficacia vaccinale.
Tale test diagnostico può dare esito POSITIVO (con dosaggio IgG superiore al valore di riferimento) indicando una protezione da un punto di vista immunitario del soggetto avuta grazie alla somministrazione vaccinale o in seguito ad una reale infezione passata e quindi contatto con il virus.
Contrariamente un esito NEGATIVO indica che il soggetto non è mai venuto a contatto con il virus né è stato mai vaccinato, oppure come avviene in alcuni casi non sviluppa immunità.
Poiché i vaccini attualmente in uso in Italia inducono la produzione di soli anticorpi anti spike, il test non è utile per valutare se un soggetto vaccinato è venuto in contatto con il virus.
A tale scopo assume particolare importanza il dosaggio degli anticorpi anti proteina N. Questi anticorpi sono in grado di riconoscere il nucleocapside N, vengono infatti prodotti solo in seguito all’infezione naturale. I vaccini non espongono al sistema immunitario altre strutture proteiche del virus come, appunto, il nucleocapside oltre alla proteina spike.
Pertanto il dosaggio anticorpi anti N con esito positivo conferma una precedente infezione naturale, a differenza di un esito negativo che va ad escludere un qualsiasi contatto con il virus.
Il tema della durata dell’immunità data dagli anticorpi resta tuttora uno dei più discussi a livelli scientifico ma ad oggi non vi è ancora alcuna risposta definitiva. Tuttavia alcuni recenti studi hanno dimostrato che, sebbene la persistenza degli anticorpi diminuisca nel corso dei mesi, la memoria immunologica da parte dei linfociti B e T sembri perdurare più a lungo nel tempo, probabilmente fino ad alcuni mesi dopo l’infezione.
Nella tabella sono riportate in modo sintetico le diverse chiavi di lettura dei test:
È importante tener presente che risultati ottenuti con test che utilizzano metodologie diverse potrebbero non essere confrontabile come valori numerici.
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Dal 07 febbraio 2022 sono cambiati gli orari di esecuzione dei tamponi molecolari e rapidi nelle sedi di Padula e Atena Lucana.
Tampone molecolare
PADULA
lun – ven 7:00-11:30 / 16:00-17:30
sab 7:00-10:30
ATENA LUCANA
lun – ven 7:00-10:30
sab 7:00-10:00
Tampone rapido – antigenico
PADULA
lun – ven 7:00-12:00 / 16:00-17:30
sab 7:00-12:00
ATENA LUCANA
lun – sab 7:00-12:00
Per info 0975 74208 – 373 7832999